La discussione che ha portato alla creazione di questo forum, Ebbene si'.

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_Jack_90
icon13  view post Posted on 9/10/2007, 00:04




Tutto avvenne sul neonato Blog "Bruscolandia" nell'intervento dell'1 ottobre intitolato "Niente di nuovo sul fronte occidentale (+ un breve trattato di filosofia per poveri)"...

Jack:
QUOTE
[...] Fatto sta, gente, che quando torno per quei dieci giorni voglio darmi al devasto dal primo all'ultimo secondo di permanenza. Il ridicolo salutismo che mettono in testa ai ragazzi da queste parti, medianti vari corsi di "health" (ebbene si', faccio un corso di "salute"...e' obbligatorio per essere ammessi al college, sfottete poco...), e' assolutamente privo di senso, e talmente utile che mi si raccontano storie di gente che si bucava di ero in classe. Lasciamo stare.
Ma io dico...non ti sto dicendo di farti di eroina e crepare di AIDS entro 10 anni, ma porca puttana, se devo vivere senza trombare, senza mangiare quanto e quello che voglio, senza bere, senza fumare, CHE CAZZO VIVO A FARE??
Insomma, gente, non me lo sono mica inventato io che il lavoro e' finalizzato a guadagnarsi il tempo libero. Costoro, invece di lavorare per vivere, pensano che sia giusto (perche' poi sarebbe assurdo che tutti lo facessero sul serio) vivere per lavorare.
Una mentalita' chiaramente ereditata dai buoni vecchi amici puritani, che per quanto socialmente utile, risulta in un tremendo errore filosofico e morale. Si finisce, peraltro, per negare quel tanto nobile principio, che dava diritto a ogni uomo alla Vita, alla Liberta', e alla Ricerca della Felicita', e descriveva questi diritti come "self-evident" (che e' molto piu' potente della comune traduzione italiana "inalienabili").
Questo peraltro solleva un assillante quesito: dove la mettiamo, in tutto questo, la Ricerca della Verita'?
In un'etica intelletualistica, nonche' piuttosto primitiva (e decisamente ingenua), si potrebbe dire che la Verita' e' di per se' essenziale per raggiungere la Felicita'...ma, come ho gia' detto, trovo questa visione ingenua e decisamente distorta, come del resto trovo ingenua e distorta l'interpretazione opposta (la felicita' sta nell'ignoranza della verita').
Una tendenza pressoche' naturale mi ha sempre spinto a non fidarmi di coloro che mi dicevano di conoscere la verita' assoluta, e per un ceerto periodo mi ha spinto a un relativismo estremo, arrivando al punto di negare la completa esistenza di una verita'. Il punto, ho scoperto, e' che mentre puo' darsi che dal punto filosofico e logico le due presupposizioni siano radicalmente diverse, non corre tanta differenza, dal punto di vista psicologico, tra il pretendere di sapere la verita' e il negare la sua esistenza (un chiaro esempio e' il "newspeak" - la "Neolingua", in italiano - orwelliano di 1984, su cui vi consiglio un'ottima lettura, tratta da un appendice del medesimo libro).
Insomma, concludo perche' sta per iniziare South Park su Comedy Central (channel 50 Linguaccia), dicendo che il problema della Ricerca della Verita' nei tre diritti fondamentali della Dichiarazione d'Indipendenza (che derivano da quelli di John Locke "to Life, Liberty, and Property"), rimane decisamente aperto. L'unica risposta che sono stato capace di darmi e' che la Felicita' sta nella Proprieta', nella Vita, e nella Liberta', ma anche nella Ricerca della Verita' (e non propriamente nella Verita' stessa).

Snicco:

QUOTE
Credo anch'io che chi ipotizza che non esista una verità in termini assoluti creda a sua volta di avere un certo tipo di verità in tasca... ma i punti di vista sulla verità stessa sono, in ogni caso, sempre assolutamente differenti. Parla un relativista abbastanza di ferro, che ha ben presenti solo le SUE verità (e sono abbastanza confuse, come del resto tutte le mie idee). Forse una di queste è che la felicità è troppo importante a livello individuale per essere assoluta, e che dunque ognuno considererà sempre felicità quello che lui stesso vuole.

Jack:

QUOTE
Il problema, purtroppo, persiste: la ricerca della verita' e' un diritto fondamentale o secondario? E se e' fondamentale, rientra nella ricerca della felicita'? o no?

Tonoi:

QUOTE
A mio parere, essendo Sofista, la verità non esiste di per sè e a prescindere, ma è altrettanto sbagliato, come ha giustamente sottolineato il mio collega, affermare la VERITA' assoluta dell'assenza di una verità, poichè si giunge a un controsenso.
Per quanto mi riguarda ritengo che dal punto di vista fisico la verità di ciò che ci circonda sia scontata e ormai chiara a tutti, mentre se parliamo di verità di opinioni, mi sento di dire che non esiste nessuna opinione vera in senso assoluto, ma essa va valutata relativamente alle esigenze della società o dell'argomento di cui si parla. in questo senso è giusto (più che vero) ciò che risulta la scelta più utile e appropriata in quel momento...
se invece mi chiedi se esista una Verità metafisica, a mio giudizio riconoscere questa Verità implica per forza abbandonare il campo della ricerca cosciente per entrare nella sfera della fede religiosa....spero di essermi spiegato abbastanza bene...aloa, ti aspettiamo presto!

Jack:

QUOTE
Dunque, il fatto e' che negare una verita' di opinioni implica il negare una verita' di fatti. Detto cio', una verita' di fatti non e' assolutamente chiara: credere o non credere a quello che ti dicono gli altri? In che modo e secondo che parametri?
Comunque, in quello che dici c'e' una radicale confusione tra il concetto di contrario e contraddittorio: il negare l'esistenza della verita' non e' un controsenso, e' semplicemente l'affermazione di un negativo.
Non solo: la negazione di una verita' opinionabile (il che non significa non essere onesti intellettualmente e non saper riconoscere i propri errori) e' carattestica di moltissimi regimi totalitari. Insisto sulla quotazione del Newspeak di 1984 (quel libro e' la mia Bibbia...)

Snicco:

QUOTE
Si dice che negare una verità d'opinioni implica la negazione anche della verità dei fatti, ma per quanto riguarda quest'ultima bisogna distinguere tra le cose vere nel loro essere e vere nel modo in cui l'uomo le considera... alla fine (e metto in gioco un'altra questione assai spinosa) il linguaggio non aiuta a cogliere la verità delle cose in esse stesse, perchè mette in atto pensieri astratti con codici convenzionali, mentre lo stesso pensiero è troppo influenzato dalla sua soggettività per "vedere" con chiarezza; l'uomo ha difficoltà enormi a vedere ciò che è vero indipendentemente da tutti i suoi schemi di pensiero, e a voler pensarci bene anche la scienza fornisce strumenti di comprensione ragionata della realtà troppo palesemente formati sulla ragione dell'uomo, e sulle misure fuggevoli e imprecise del suo punto di vista sulla realtà. Dunque più che di verità fisica parlerei di realtà, oggetto di misurazione e speculazione teorica, di quella verità che noi tutti individui abbiamo nell'essere noi stessi, e di quella verità che è propria della realtà in questione. (questo vuol dire che forse Aristotele non aveva proprio sbagliato tutto....)

Jack:

QUOTE
Vada per la definizione di verita' di puri fatto come realta'.
Secondo la tua descrizione, snicco, l'uomo non solo non e' mai arrivato, ma addirittura non potra' mai arrivare a conoscere la verita', perche' non puo' distinguere la realta' dalla concezione che egli ha di essa. Restando dell'idea che comunque una verita' assoluta esista, pongo un quesito: come fai a dimostrare che esiste una verita' se non sai dire qual’e’?

Snicco:

QUOTE
Tornando al punto di partenza, ho idea che noi chiamiamo "verità" quello che facciamo fatica a ricercare nelle cose che ci circondano esclusivamente dal nostro punto di vista, di individui prima e di esseri umani poi. Che poi non la troviamo e crediamo di riconoscere questa verità in altre e inferiori "verità" che noi stessi ci fabbrichiamo, è un'altra cosa. E' ovvio che non so stabilire quale sia la verità, perchè non la conosco, però dispongo di una mia verità nell'essere individuo e uomo, e la verità che sta nelle cose la posso soltanto intuire. Sì, il mio punto di vista è iperrelativista, e non mi disturba la possibilità di credere che l'unica verità sia l'assenza di verità: panta rei, come direbbe il vecchio Eraclito, poi sono libero di credere che esista un'arché, ma resterebbe comunque una mia idea, e il mio modo di leggerla sarebbe troppo influenzato da fattori soggettivi. Spero di spiegarmi: la verità assoluta, se esiste, è al di là di tutti i nostri sforzi di comprensione. Alla fine è l'uomo che decide quello che per lui è assoluto.

Jack:

QUOTE
Quindi tu dici che non sai se c'e' una verita', ma che anche se ci fosse non la potremmo conoscere. Quindi in realta' ci conviene comportarci come se non esistesse.
Non ci vedo nulla di male nel relativismo, ma e' una di quelle (tante) cose con cui bisogna starci attenti. Molti atteggiamenti che sembrano relativisti, in realta' finiscono per essere molto piu' assolutisti di chiunque altro. E di esempi ce ne sono a volonta', sia di qua che di la'. Un classico e' il qualunquismo italico, di cui tutti siamo benissimo conoscenti. Un altro e' il "politically correct" degli anglosassoni. Si vede piuttosto bene in classe, il tipo piu' coglione lo noti subito perche' e' quello che non sa (o non vuole) dare un'opinione, e si limita a dare vari punti di vista. Poi c'e' anche quello che da' un'opinione e dice una cazzata, ma questa e' un'altra storia...

Ovviamente la discussione era in origine accompagnata da quantita' massicce e ignobili di spam e cazzate varie, che ho premurosamente cercato di cancellare per facilitarne la lettura (chiunque volesse leggere il tutto integralmente puo' farlo qui).
Comunque, in tutto questo dibattito che veniva piuttosto rallentato dal fatto che si era su un blog privato e ristretta dal fatto che eravamo in pochi (due o tre...), a un certo punto mi venne in mente di fare un forum. Chiamata un po' di gente, dico: proviamoce!
E proviamoce!

Edited by _Jack_90 - 9/10/2007, 01:31
 
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kamimilla
view post Posted on 22/2/2008, 21:20




Uao.. Premetto che io non so praticamente nulla di filosofia.. Ma alcune idee credo di averle.Non saprei se definirmi relativista,ma in ogni caso non credo nell'esistenza in una verità assoluta che possa essere definita tale escludendo tutto ciò che non la comprende. Considero le verità realtive alle esperienze,alle percezioni, alla sensibilità di ogni individuo non limitate e incomplete,ma piuttosto non trasferibili in altri contesti e vere solo nelle loro determinate situazioni. Se non sbaglio,però, questo potrebbe rendere assolute le verità all'interno del loro specifico ambito. Quindi potrebbero esistere tante "verità assolute" per ogni contesto,ma forse anche per ogni punto di vista con cui si guarda quel contesto. Ecco, forse questo è relativismo puro.. Ma se non sbaglio il realtivismo sostiene che non esistono verità assolute, mentre io considero ogni verità relativa una verità assoluta (oddio che confusione!). Per quanto riguarda la ricerca della verità credo che per ogni ambito sia diverso e penso che la vera ricerca della verità sia nella ricerca della propria ricerca della verità.Quindi credo che in sostanza la verità sia nella ricerca della verità. Mi sembra stupido considerare la verità come un oggetto smarrito che si vuole a tutti i costi trovare e ci si domanda disperatamente dove sia finito e soprattutto se davvero sia da qualche parte o se non ci sia proprio. Se così fosse l'avrebbero già trovata o avrebbero già escluso la sua esistenza,soprattutto i sostenitori convinti di qualsiasi teoria convinta.. E probabilmente nessuno si porrebbe queste domande. In breve questa mia teoria è riassumibile in poche parole:"Eliminato il problema si elimina anche la soluzione".Quindi,eliminata la ricerca della verità si elimina anche la verità stessa.

Spero vivamente si capisca almeno qualcosa di quello che volevo dire...Forse sono solo un mucchio di cavolate dette da una povera babba di 5° ginnasio che non capisce nulla di filosofia (quale sono e ammetto d'esserlo e soprattutto so d' ammettere d'esserlo),ma mi gasava troppo l'idea di scrivere la mia e in ogni caso le intenzioni erano delle migliori :D
 
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